PERSONAGGI CELEBRI



Papa Innocenzo XII

Il cardinale Antonio Pignatelli, nato nel 1615 nel castello di Spinazzola, presso Bari,da Francesco Pignatelli II Marchese di Spinazzola e Porzia Carafa Principessa di Minervino ,figlia di Fabrizio Carafa Duca d'Andria e Marzia Carafa dei Pricipi di Stigliano.

Innocenzo XII aveva 76 anni, ma era di tempra forte, oltre ad avere un carattere generoso e caritatevole, che lo fece amare dal popolo.

Pasquino lo chiuamava scherzosamente "Pulcinella" per il suo legame con la città partenopea di cui era stato vescovo dal 1687. Si prodigò in opere di soccorso e assistenza, ma dovette affrontare la peste, il terremoto e l'inondazione del Tevere nel 1695. Fu l'ultimo papa con la barba, infatti dopo di lui s'instaurò l'abitudine alle facce rasate.

Grande impegno profuse per stroncare la piaga del nepotismo: infatti nessun Pignatelli entrò in Vaticano.

Anzi, dopo aver interpellato principi, teologi e cardinali, nel 1692 promulgò una costituzione in proposito, la Romanorum decet Pontificem, con la quale si vietava la concessione di cariche, uffici o beni della Chiesa a parenti del papa; mentre i benefici degli ecclesiastici, compresi quelli imparentati con il pontefice, non dovevano superare i 12.000 scudi di rendita annua. Lo stesso Innocenzo XII, negli ultimi anni di vita, negò la porpora all'arcivescovo di Taranto solo perché era suo nipote. Il gesto piacque ai protestanti.

Dimostrò un autentico e profondo amore per i poveri, chiamandoli "miei nepoti", e destinò il palazzo del Laterano, che non era più abitato dai papi, a ospizio per donne inabili al lavoro, mentre gli uomini trovavano accoglienza nell'ospizio di San Michele a Ripa Grande. Durante la peste, il terremoto e l'inondazione del 1695 ricorse al tesoro pontificio per portare soccorsi: la sua popolarità era tale che un giorno, mentre tornava da Civitavecchia, uno stuolo di povera gente gli andò incontro e lo costrinse a scendere dalla carrozza per trasportarlo a braccia verso Roma.

Ma il suo rigore non piaceva certo a molte nobili famiglie romane che lamentavano che la città avesse perso il suo assetto godereccio e mondano, per assumere un aura monastica.

Molto criticata fu la demolizione del teatro di Tor di Nona, che era stato da poco ampliato con grande spesa. Da profondo uomo di Chiesa, Innocenzo concentrò le sue cure soprattutto nella riforma religiosa del clero romano: prescrisse ai sacerdoti di portare la vaste talarre e di praticare gli esercizi spirituali due volte all'anno. Norme, che incontrarono molta resistenza da parte dei prelati.

Diede inoltre notevole incremento alle missioni nelle Americhe, in Asia e in Africa, allargando il suo messaggio religioso a tutto il mondo.
In politica si dimostrò abile, fermo e calcolatore: dovette accettare il compromesso con la Chiesa di Francia e con il re Sole, che ottenne l'estensione del diritto di regalia, ma così facendo evitò uno scisma e riconquistò al cattolicesimo una nazione che rischiava di perdere sotto l'influsso del gallicanesimo.
Rifiutò di ricevere l'ambasciatore dell'imperatore d'Austria, Giorgio Adamo di Martinitz, che durante la processione del Corpus Domini del 1696 aveva sollevato disordini; fatto che portò alla rottura dei rapporti tra Roma e Vienna.
Per la successione al trono di Spagna, sulla quale era aperta una questione, riconobbe come eredi i figli del Delfino di Francia, ottenendo da re Carlo II analoga disposizione nel suo testamento.

Affrontò anche la questione del Quietismo, suscitata da una dottrina sostenuta da Fénelon, precettore della Corte di Francia, e controbattuta da Bossuet, massimo oratore francese, anima di tutto il movimento intellettuale del secolo. La diatriba fu portata fino a Roma, dove Innocenzo XII nominò due commissioni e dopo due anni fu emessa la condanna del libro di Fénelon, che fece pubblica ritrattazione il 25 marzo 1699.

Innocenzo XII terminò il suo pontificato con il Giubileo del 1700, con la consolazione che in Europa sembrava regnare la pace.

Il papa inviò lettere d'invito all'imperatore Leopoldo I d'Asburgo e ad altri principi cattolici e finché ebbe la forza, celebrò funzioni e ciede udienza, ma non riuscì a completare l'Anno Santo poiché morì il 27 settembre. Intanto, quella notte, il Tevere straripava e rendeva inagibile la Basilica di San Paolo fuori Le Mura, la cui visita veniva sostituita con quella a Santa Maria in Trastevere.

Il suo motto fu Tu scis, Domine, quia amo te.

Costruì a Roma la dogana di mare in Ripa Grande, completò il palazzo di Montecitorio (già iniziato dal Bernini sotto Innocenzo X); inoltre restaurò il porto di Anzio e fornì Civitavecchia di acqua potabile


INDIETRO AVANTI